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I 18 giovani casalesi alla GMG di Madrid
ESTA ES… LA JUVENTUD DEL PAPA!
“Questa è la gioventù del
Papa!”, un coro risuonato chissà quante volte per le vie di Madrid grazie a
una folla di ragazzi, provenienti da innumerevoli Paesi, che ha letteralmente invaso la capitale spagnola in
occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (Jornada
Mundial de la Juventud,
JMJ, in spagnolo).
Io, che ho avuto la fortuna
di parteciparvi, partendo il 14 agosto e tornando il 22, non posso far
altro che sorridere ripensando (magari con un po’ di nostalgia) a quei
giorni da poco trascorsi, alle parole che ho sentito ma, soprattutto, al
clima che si è respirato a Madrid in tale occasione.
Durante una delle catechesi a
San Augustin de Guadalix
(un paese a circa 30 km
da Madrid dove era ospitata buona parte della diocesi di Novara) mi è rimasta particolarmente impressa una frase del Vescovo:
“Voi giovani non siete qui a Madrid come massa, ma come comunità”. Ma come essere una comunità? Come si può essere tutti fratelli fra più di un milione di persone
che non si sono mai viste? Bastava camminare per le vie della capitale per
capirlo: avreste visto centinaia di migliaia di giovani abbracciarsi,
scambiarsi i souvenirs dei diversi Paesi,
cantare, intonare cori a Benedetto XVI, ballare, parlarsi e conoscersi,
magari con qualche strafalcione in inglese, ma non importava perché si
sapeva che, ovunque, ci avrebbero accolti a braccia aperte e con un sorriso.
Madrid è stata per una
settimana la sede di una gran festa, animata da giovani carichi di
entusiasmo e di volontà, impazienti di esprimere la loro gioia e di cantare
ovunque, persino nelle metropolitane! Francia, Portogallo, Cile, Argentina,
Messico, Germania, Paraguay, Brasile, Repubblica Ceca, USA, Canada, Regno
Unito, Belgio, Svezia, Irlanda e persino Indonesia, Giappone, Cina, India, Korea, Filippine … questi sono solo alcuni dei Paesi da
cui provenivano i ragazzi che abbiamo incontrato.
Eppure si intuisce
che sotto questa felicità collettiva c’è qualcosa di più: non si tratta
della semplice euforia data da un così gran ritrovo di giovani o
dall’entusiasmo dei 20 anni; sono anzi sicura che, nel vedere una tale
folla, qualcuno se lo sarà ben chiesto, qualcuno si sarà domandato “perché?”.
Perché alcuni fanno viaggi
così lunghi (e costosi) per ritrovarsi qui, a Madrid? Perché sopportano il
sole, il caldo di 40°, le lunghe camminate, le code e la calca di gente?
Perché, nonostante la forte pioggia che li ha sorpresi a Cuatro Vientos (l’aeroporto
dove si è tenuta la veglia e la messa col Pontefice), non se ne sono andati? Certo non poteva essere semplicemente per vedere
un uomo, sia pure il Papa. Il significato della JMJ
è ben diverso: esso consiste infatti nel testimoniare la nostra fede, per essere (come recitava lo
slogan di quest’anno) “saldi nella fede, radicati in Cristo e testimoni di
Cristo”, obbiettivo che, sono sicura, è stato raggiunto.
Per concludere mi permetto di
usare le parole che una ragazza ha voluto condividere con noi durante il
viaggio di ritorno in pullman: ricordandosi che Madre Teresa aveva detto “siamo
una matita nelle mani di Dio”, lei dice di aver trovato nella
JMJ il “temperino giusto per fare la punta alla sua matita” che, da
un po’, non scriveva più tanto bene.
Probabilmente la matita di
tutti noi a volte è un po’ incerta e inciampa nello scrivere, ma la
Giornata Mondiale della Gioventù è stata un ottimo mezzo per rinfrescare la
nostra fede ed essere nuovamente “Firmes en la fe!”(saldi nella fede!).
beatrice s.
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